OnExpo | Marilisa Visaggi
D. “Nutrire il pianeta, energia per la vita”. Oltre
alle tecnologie quali sono le strategie
da mettere in campo per dare una risposta concreta ad una esigenza
vitale?
R. Il tema centrale della manifestazione è
proprio questo e quindi l' Expo sarà l'occasione per riflettere e confrontarsi
cercando di trovare soluzioni alle innumerevoli contraddizioni che tutt'ora
esistono.
Da una parte c'è gente che muore di fame,
dall'altra gente che si ammala e muore per disturbi legati ad un'alimentazione scorretta, al
troppo cibo e quindi parliamo di malattie quali la bulimia, il diabete,
l'obesità. Inoltre ci sono tonnellate di cibo sprecato ed è per questo che servono
scelte politiche, linee guida diverse, oculate, stili di vita diversi,
sostenibili e tutto ciò per trovare un equilibrio tra disponibilità e consumo
delle risorse e quindi, oltre alle tecnologie all' avanguardia servirebbero
delle strategie da applicare per dare una risposta concreta a tale esigenza
vitale.
Fondamentale è quindi la cooperazione, l'interazione tra le popolazioni, tra le diverse culture per garantire quantità di cibo sufficiente a chi non ne ha e sicurezza alimentare.
Le cosa fondamentali da fare sono: evitare gli sprechi, valorizzare
l'agricoltura biologica, lo sviluppo sostenibile etc.
Per far si che tutto ciò accada la prima
cosa da fare è rispettare l'ambiente.
Bisogna dunque pensare a modelli di
produzione e distribuzione che non si limitino ad utilizzare l'energia e quindi
le risorse bensì anche di produrne.
Prendiamo ad esempio il Protocollo di
Milano che ha tra gli obiettivi oltre la lotta agli sprechi, la diffusione
dell'agricoltura sostenibile, la lotta alla fame e all'obesità, il proposito di
diffondere stili di vita sani.
Uno dei massimi obiettivi è quello di
ridurre gli sprechi del 50% entro il 2020.
Secondo il mio parere, la migliore
strategia è quella della consapevolezza,
la consapevolezza delle persone, dell'intera popolazione mondiale dei benefici
di un percorso del genere.
D. La Regione Campania ha scelto la Dieta
Mediterranea, proclamata dall’UNESCO Patrimonio Culturale Immateriale
dell’Umanità nel 2010, quale tema centrale della propria partecipazione
all’Expo. Grandi eventi come Expo possono effettivamente modificare la cultura
dell’alimentazione senza sprechi e nel rispetto del local food?
R. Io lo spero e spero che un evento del
genere porti a qualcosa e non resti un evento fine a se stesso.
La dieta Mediterranea si ispira a modelli
alimentari di tre paesi europei ed uno africano ossia Italia, Spagna, Grecia e
Marocco. Il benessere economico spesso e soprattutto negli anni del boom
(60-70), ha portato all'abbandono di tale modello alimentare in quanto ritenuto
povero e non attraente, dando il posto a modelli occidentali opposti a quelli
della dieta mediterranea.
Piroddi, un medico nutrizionista,
considerato il padre della Dieta Mediterranea, fu il primo ad intuire la
connessione tra alimentazione ed alcune malattie quali l'obesità, il diabete
etc. Tali studi sono continuati grazie ad altri esperti tra cui ricordiamo lo
scienziato americano Keis il quale, svolse veri e propri studi su determinate
popolazioni e quindi sulla loro alimentazione e da questi studi si evince una
bassa incidenza di malattie coronariche nonostante l'utilizzo di grassi
vegetali quali l'olio di oliva. Tra queste popolazioni ci sono quelle
mediterranee ad esempio Creta mentre scoprì che nei paesi del nord Europa dove
si utilizzano grassi animali tra cui latte, burro e carni rosse, l'incidenza di
tali malattie era altissima.
Come sappiamo, la dieta mediterranea
prevede un alto utilizzo e consumo di pane, frutta, verdura, cereali, olio di
oliva etc.
L'olio di oliva (e da buon pugliese me ne
intendo), utilizzato con moderazione, nonostante sia un grasso, abbasserebbe i
livelli di colesterolo nel sangue e condurrebbe ad un abbassamento di mortalità
dovuta a malattie coronariche, di circa il 50%.
Io credo che l'Expo possa fare
marginalmente qualcosa nel senso che sono i partecipanti a tale evento che
dovrebbero capire l'importanza dell'evento stesso e dei suoi propositi e quindi
valorizzare il local food ma tutto questo va fatto con onestà e criterio e mi
riferisco a colleghi che sono tra i primi alle volte, ad uscire fuori da questi
canoni ed usare prodotti tutt'altro che sani.
D. Feuerbach scriveva che “l’uomo è ciò che
mangia”. E’ ancora attuale questo pensiero filosofico?
R. Penso che oggi si stia arrivando sempre più
a tale consapevolezza e ciò è evidenziato dalla crescita esponenziale di
vegetariani, vegani o più semplicemente all'utilizzo di prodotti biologici.
Feuerbach afferma dunque che esiste
un'unità inscindibile tra psiche e corpo e per pensare meglio, dobbiamo
alimentarci meglio.
Credo che per molti sia ancora attuale tale
pensiero.
D. Quanto il background culturale da architetto ha
inciso o incide nella scelta del cibo per i suoi piatti?
R. Sicuramente l'architettura ha inciso molto
negli impiattamenti.
Per quanto riguarda la scelta delle materie
prime... è un “vizio” che ho sin da piccola in quanto vengo da una famiglia che
mi ha sempre insegnato a risparmiare in tante cose ma mai nel cibo, nelle
materie prime.
Sin da giovanissima acquistavo pochi grammi
di qualcosa ma del prodotto migliore e questo modus operandi si è rafforzata
ancor di più da quando sono titolare e chef del ristorante per cui via libera a
prodotti bio, prodotti del presidio slow food e comunque di qualità massima.
Resto allibita, pertanto, nel constatare
che ci sono ristoranti che propongono menù di tre, quattro portate con bevande
incluse a meno di dieci euro e mi chiedo come facciano i fruitori a non comprendere
che l'offerta è inevitabilmente scadente considerando che chi li propone ci
deve anche guadagnare
D. In occasione di Expo 2015 al Refettorio
Ambrosiano di Milano 40 chef prepareranno pietanze con il cibo di riciclo
dell’evento da distribuire a 96 homeless. Cosa è, secondo te, la cucina etica?
Quanto di etico c’è nella tua cucina?
R. Il cibo dovrebbe essere obbligatoriamente
etico in quanto alla base della sua produzione c'è il comportamento delle
persone che ne sono responsabili, l'agricoltore, l'allevatore, le aziende e
ancor di più il ristoratore. Purtroppo tutto ciò alle volte non si verifica e
spesso abbiamo assistito ed assistiamo a comportamenti tutt'altro che etici e questo a causa di
persone che pensano solo ad arricchirsi causando danni e frodi non
indifferenti.
Il cibo etico è quello prodotto in modo
naturale, il cibo biologico, le produzioni prive di additivi chimici o di altra
provenienza.
Cibo etico è quello che non danneggia
l'ambiente, che non sfrutta l'uomo,le donne ed i bambini che lo producono (come
spessissimo avviene in giro per il mondo) etc.
Un esempio di cibo etico è il km 0.
La mia cucina etica è quella che prevede il
rispetto del consumatore. Di etico nella mia cucina c'è l'utilizzo di
moltissimi prodotti biologici, prodotti del presidio slow food ed ho la fortuna
di avere di fronte al mio locale un'amica coltivatrice diretta che vende tantissimi
prodotti bio, del mercato equo solidale per cui... cerco di fare il massimo per
garantire il massimo ai miei clienti.
D. In che ruolo gli architetti e gli chef possono
partecipare alla costruzione di un futuro sostenibile?
R. Entrambi, architetti e chef possono
partecipare alla costruzione di un futuro sostenibile, e possono farlo
rispettando tutto quanto suddetto. L'architetto sostenendo l'architettura biosostenibile
ed il ristoratore e gli chef scegliendo consapevolmente le materie e trasferendo
come insegnamento tale scelta al consumatore.
D. Quale sarà l’eredità che verrà lasciata da Expo
2015?
R. Questa è una domanda da un milione di
dollari. L'eredità lasciata dipenderà dal tipo di fruitore, da ciò che riuscirà
ad imparare, ad assimilare da un così grandioso evento, con la speranza che non
diventi un evento non capito.
Intervista a cura di Isabella Lisi
Marilisa Visaggi | Il Ristorante Ecomesarà nasce nel maggio del 2011 dalla passione per la
cucina della fondatrice, Marilisa, e dall’iniziativa imprenditoriale del suo
compagno Cristiano. Entrambi provengono da settori molto diversi: Marilisa è un
architetto e Cristiano si occupa di trasporti nautici nella bella Isola di
Capri. Il ristorante, dunque è caratterizzato dall’entusiasmo e dalla voglia di
fare dei due proprietari, impegnati a creare un’attività soddisfacente per i
clienti e per loro stessi. L’obiettivo principale è fare sentire gli ospiti
come a casa e, anzi, meglio che a casa!
La cucina si ispira alla tradizione italiana e meridionale in
particolare con qualche concessione a quella napoletana. I piatti nascono dal
desiderio di rivisitare le ricette tradizionale sull’onda di una sperimentazione
che consenta di accontentare anche i palati più esigenti.
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