mercoledì 2 ottobre 2013

L’architettura sfida il paesaggio: Paolo Soleri e la Fabbrica di Ceramica Solimene a Vietri sul Mare




I pini marittimi, le pareti rocciose scoscese, i sentieri che si inerpicano fra i vari livelli terrazzati tipici del luogo, la luce solare e le policrome cupole maiolicate suggeriscono a Paolo Soleri forme e colori per sperimentare una architettura che sfida il paesaggio: la Fabbrica di ceramica Solimene a Vietri sul Mare ( 1952/1954).

Con questa architettura dotata di corporeità colorita e vibrante, Soleri da prova di una non comune capacità di corrispondere contemporaneamente alla suggestione del paesaggio e alle esigenze autopubblicitarie di un laboratorio artigianale che si può, ad oggi, definire d’avanguardia.

La fabbrica, radicata al suolo con un massiccio basamento, non si mimetizza nel paesaggio ma lo domina creando una nuova dimensione ambientale. Addossata per la sua intera lunghezza al costone di roccia, ha una unica facciata continua ondulata e il movimento concavo/convesso è creato dall’alternanza di vetrate triangolari con torrioni conici svasati proiettati all’infuori e incombenti sulla strada.


Nell’involucro Soleri incapsula sedicimila vasi di scarto, invetriati in verde rame o in semplice terracotta, ottenendo così una migliore coibenza  della parete esterna e reinterpretando con un manto policromo l’uso delle maioliche tipiche della costiera.

Stretta tra la parete rocciosa e la veste bicolore di argilla, la Fabbrica di Vietri mostra se stessa e gli oggetti che produce; è integralmente ceramica: ne è rivestita, la contiene e la esprime figurativamente. Anche l’interno, svasato verso l’alto segue lo stesso arcaico principio dell’oggetto che si produce: la crescita del vaso sul tornio.

Riesce, mediante una complessa rete di relazioni, a reintegrare l’esterno con l’interno  e a legare, seguendo i flussi lavorativi e annullando le divisioni orizzontali e verticali, le fasi della produzione alle articolate spazialità.


Sei grandi pilastri definiscono la pianta ogivale, occupata, nella zona interna, dall’enorme fulcro fornace; lo spazio interno, invece, si identifica con lo sviluppo della rampa elicoidale che racchiude, circoscrive e si snoda, con le spire avvolte intorno all’audace struttura, dal piano terra fino ai vari livelli di lavorazione dove ogni artigiano organizza liberamente la propria postazione di lavoro.

La forma e gli spazi della struttura si confondono con la struttura stessa; ogni piano si inserisce nel  è segnata 
dagli alti pilastri dendriformi le cui ramificazioni sostengono le sottili solette a sbalzo, si biforcano e si riuniscono a sostegno della luminosa e traforata copertura che sovrasta lo spazio interno successivo.

La struttura, dagli elementi inclinati, crea un gioco di deformazioni che genera un movimento che comprime e dilata lo spazio sottolineando il rapporto in continuum tra la base e il grande lucernaio centrale. 
La verticalità, invece, è segnata dagli alti pilastri dendriformi le cui ramificazioni sostengono le sottili solette a sbalzo, si biforcano e si riuniscono a sostegno della luminosa e traforata copertura che sovrasta lo spazio interno.

Coronamento della Fabbrica Solimene è la terrazza, di forma anulare, aperta sul mare e sulla vegetazione che sembra penetrare all’interno della struttura che non è altro se non la metafora degli elementi naturali. Soleri compone così una immagine che si può definire “oltraggiosa” per le convenzioni linguistiche della cultura architettonica italiana dell’epoca.

Isabella Lisi


 





2 commenti:

  1. Salve, gentile signiori!
    Siamo turisti russi, vogliamo visitare a vostra gabrica a domani.
    E possibile o no?


    RispondiElimina
  2. Salve, gentile signiori!
    Siamo turisti russi, vogliamo visitare a vostra gabrica a domani.
    E possibile o no?


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