I pini marittimi, le pareti
rocciose scoscese, i sentieri che si inerpicano fra i vari livelli terrazzati
tipici del luogo, la luce solare e le policrome cupole maiolicate suggeriscono
a Paolo Soleri forme e colori per sperimentare una architettura che sfida il
paesaggio: la Fabbrica di ceramica Solimene a Vietri sul Mare ( 1952/1954).
Con questa architettura dotata di
corporeità colorita e vibrante, Soleri da prova di una non comune capacità di
corrispondere contemporaneamente alla suggestione del paesaggio e alle esigenze
autopubblicitarie di un laboratorio artigianale che si può, ad oggi, definire
d’avanguardia.
La fabbrica, radicata al suolo con un massiccio basamento, non si mimetizza nel paesaggio ma lo domina creando una nuova dimensione ambientale. Addossata per la sua intera lunghezza al costone di roccia, ha una unica facciata continua ondulata e il movimento concavo/convesso è creato dall’alternanza di vetrate triangolari con torrioni conici svasati proiettati all’infuori e incombenti sulla strada.
Nell’involucro Soleri incapsula
sedicimila vasi di scarto, invetriati in verde rame o in semplice terracotta,
ottenendo così una migliore coibenza
della parete esterna e reinterpretando con un manto policromo l’uso
delle maioliche tipiche della costiera.
Stretta tra la parete rocciosa e
la veste bicolore di argilla, la Fabbrica di Vietri mostra se stessa e gli
oggetti che produce; è integralmente ceramica: ne è rivestita, la contiene e la
esprime figurativamente. Anche l’interno, svasato verso l’alto segue lo stesso
arcaico principio dell’oggetto che si produce: la crescita del vaso sul tornio.
Riesce, mediante una complessa rete di relazioni, a reintegrare l’esterno con l’interno e a legare, seguendo i flussi lavorativi e annullando le divisioni orizzontali e verticali, le fasi della produzione alle articolate spazialità.
Sei grandi pilastri definiscono
la pianta ogivale, occupata, nella zona interna, dall’enorme fulcro fornace; lo
spazio interno, invece, si identifica con lo sviluppo della rampa elicoidale
che racchiude, circoscrive e si snoda, con le spire avvolte intorno all’audace
struttura, dal piano terra fino ai vari livelli di lavorazione dove ogni
artigiano organizza liberamente la propria postazione di lavoro.
La forma e gli spazi della struttura si confondono con la struttura stessa; ogni piano si inserisce nel è segnata dagli alti pilastri dendriformi le cui ramificazioni sostengono le sottili solette a sbalzo, si biforcano e si riuniscono a sostegno della luminosa e traforata copertura che sovrasta lo spazio interno successivo.
La struttura, dagli elementi inclinati, crea un gioco di deformazioni che genera un movimento che comprime e dilata lo spazio sottolineando il rapporto in continuum tra la base e il grande lucernaio centrale. La verticalità, invece, è segnata dagli alti pilastri dendriformi le cui ramificazioni sostengono le sottili solette a sbalzo, si biforcano e si riuniscono a sostegno della luminosa e traforata copertura che sovrasta lo spazio interno.
Coronamento della Fabbrica
Solimene è la terrazza, di forma anulare, aperta sul mare e sulla vegetazione
che sembra penetrare all’interno della struttura che non è altro se non la
metafora degli elementi naturali. Soleri compone così una immagine
che si può definire “oltraggiosa” per le convenzioni linguistiche della cultura
architettonica italiana dell’epoca.
Salve, gentile signiori!
RispondiEliminaSiamo turisti russi, vogliamo visitare a vostra gabrica a domani.
E possibile o no?
Salve, gentile signiori!
RispondiEliminaSiamo turisti russi, vogliamo visitare a vostra gabrica a domani.
E possibile o no?