Definire il più
corretto approccio che architetto e
impresa possano avere a cospetto di un progetto
di restauro non è cosa semplice, infatti, diverse sono le insidie che
possono celarsi nella professione di restauratore architettonico.
Questa
difficoltà è confermata dal fatto che, “sbagliare” nel restauro, non significa
lasciare sul manufatto storico su cui si interviene un segno, bensì lasciare il
peso di un errore.
Ad oggi, purtroppo,
troppi monumenti pagano il peso di interventi impropri e subiscono la
cancellazione di quel palinsesto che
il documento architettonico rappresenta.
A tal proposito bisogna tener conto
del fatto che, nel restauro, quando si parla di progetto, non lo si può mai
definire esecutivo, questo perché parlare di progetto esecutivo prescinderebbe
dalla principale peculiarità dell’intervento, ossia dall’incognita nascosta che si trova sotto qualsiasi strato, sia esso
pittorico o materiale.
Chiunque abbia
visitato un cantiere di restauro, non può non essere rimasto affascinato da
pezzi di legno che affiorano, intonaci
sgretolati, partizioni murarie che vengono fuori inaspettatamente e che celano
una vita passata del monumento. Il tutto cela un significato nascosto.
Il pezzo
di legno potrebbe alludere a più e più cose: un ’architrave, un dormiente o
una catena, così come, un dipinto, potrebbe essere parte di una boiserie o
cornice di un elemento figurativo più importante.