domenica 13 aprile 2014

Mnèsicle intervista Laboratorio IAMM

Attraverso il ciclo di incontri  ferMenti d'Architettura abbiamo avuto il piacere di incontrare un gruppo di futuri architetti dalle idee molto chiare: sono i ragazzi del Laboratorio IAMM. Quello che più ci ha colpito è la passione con cui trattano l'architettura ed il rispetto che mostrano verso loro territorio: passione e rispetto che ad oggi stentiamo a ritrovare in chi pratica questa difficile professione.  

Nel 2012 nasce Endogenesi, esperimento di libera progettazione compartecipata il cui obiettivo è il recupero di 6 lotti abbandonati della cittadina di Angri: è un progetto di cui si è parlato molto, anche a livello nazionale, sia per la sua indubbia validità sia per la giovane età di chi l'ha ideato e costruito. 
Eccovi una breve intervista ai ragazzi di Laboratorio IAMM, che hanno appena terminato la redazione del bando di Endogenesi 2.0 con scadenza il 20 giugno 2014.

Perché Laboratorio IAMM?

Il laboratorio è nato fin dall’inizio come uno spazio intimo in cui sviluppare una  ricerca sull'Architettura e come uno strumento per lavorare nel territorio. Il nome -IAMM- ha origine dal termine napoletano jamme che significa -muoversi, sbrigarsi, iniziare a fare qualcosa- ed è proprio questo lo spirito che ci ha guidato in questi anni: riscattarsi dalla noia e dalla piattezza della indagine accademica ed elaborare riposte a partire da tentativi concreti, costruire un pensiero sull'architettura che sappia sporcarsi con la realtà.

Prima di costituire Laboratorio IAMM chi o cosa eravate? Quando e da cosa è nata l’idea di formare un gruppo di lavoro?
Eravamo e siamo ancora studenti del DiARC di Napoli; qualcuno di noi ha finalmente raggiunto il traguardo della laurea, qualcun altro è prossimo. Ma fin dall'inizio delle nostre carriere universitarie, in gruppo e singolarmente, abbiamo avuto sempre una propensione ad interagire con gli input esterni. Ci siamo riuniti la prima volta per  un concorso internazionale aperto a studenti di architettura, e abbiamo capito così che le nostre idee e ricerche in gruppo potevano aver più forza e valore se messe a sistema.
Secondo voi come si fa oggi a distinguere una buona architettura da una “meno buona”? Cos’è secondo voi la “qualità” in architettura?

 Pensiamo che l’Architettura con la A maiuscola nasca dal pensiero critico e dall’amore per questa disciplina, ma soprattutto da una ricerca approfondita di quello che ci circonda, sia esso un dettaglio difficile da catturare o l'evidenza di una grande struttura.

Oggi tra le strade delle nostre città si notano subito manufatti “pensati” distinguibili dalla edilizia diffusa, nata solo per occupare suolo e per un bisogno ossessivo di avere spazi, abitazioni, box auto e parcheggi. La crisi in cui navighiamo non ha fatto che inasprire e palesare la pochezza del tessuto urbano in cui viviamo, mettendo in luce l'ostilità di città in cui manca bellezza e inclusione. Crediamo che la “qualità” della buona Architettura non sia da ricercare in escamotages formali, ma nella propensione a comporre spazi capaci di mettere in campo un legame empatico ed emozionale con il contesto.


Come nasce l’idea di Endogenesi?
Endogenesi _reazioni urbane dall'interno nasce come esperimento/progetto per invogliare giovani menti, laureandi e laureati in architettura e facoltà affini, giovani architetti e artisti a ripensare il proprio territorio partendo da attività e processi nati dal basso, o meglio dall’interno. Endogenesi non è un concorso, abbiamo evitato questa formula perché l'iniziativa si struttura come un network dove è importante mettere a sistema idee e stimoli più che arrivare alla decretazione di un vincitore.

Pensiamo che l'architetto in Italia oggi viva la terribile condizione di  sopravvivenza culturale del suo lavoro, non degnamente compreso dalla società, e che la unica risposta che una intera categoria può e deve mettere in campo per riconquistare lo status ormai perso, è dimostrare fattivamente in cosa risieda la grande possibilità che l'architettura porta in grembo e che può offrire agli altri, alla costruzione della città.


Quali sono i percorsi intellettuali e creativi che seguite per sviluppare il

progetto?
Non ci sono precisi riferimenti a cui siamo affezionati o che hanno significativamente segnato il nostro lavoro. Ognuno di noi arriva con la propria visione che evidentemente è la sedimentazione di percorsi e inclinazioni spesso differenti. Il nostro approccio al progetto è molto ludico, curioso, senza la pretesa di utilizzare chissà quali sovrastrutture teoriche che non sapremmo nemmeno articolare con originalità ma solo in maniera canonica ed accademica.

Il progetto Endogenesi è nato ad esempio dalla semplice indagine del territorio che noi tutti componenti del laboratorio condividiamo: un pezzo di territorio dove tutto si accumula e si aggiunge senza logica, un posto che sentivamo di subire senza possibilità di riscatto. Endogenesi è anche l’occhio interno di questo territorio indistinto, un'osservatorio privilegiato e intimo delle dinamiche che lo generano ed alimentano.


6) Quali sono i prossimi progetti di Laboratorio IAMM?
In cantiere ci sono molte idee da sviluppare e molte collaborazioni da portare avanti, per ora tuttavia ci concentriamo sul progetto Endogenesi perché crediamo che ci siano ancora ampi margini di miglioramento e sviluppo.

L'edizione di quest'anno  avrà come territorio di studio il comune di Sant'Egidio del Monte Albino (un piccolo borgo di accesso alla costiera amalfitana ) e  come tema di progetto quello della “sovrapposizione”di architetture leggere e moderne in un contesto fortemente storico. 
Invitiamo tutti gli appassionati di architettura a partecipare, contribuendo con idee e progetti, sperando che questa iniziativa possa realmente fare breccia nell'indifferenza di chi amministra e di chi vive i territori.

Maria Leone

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