
Il museo civico Gaetano Filangieri, situato nel centro storico di Napoli, nell'antico
palazzo Como, è apprezzabile nella sua bellezza non soltanto dagli esperti del
settore ma da chiunque abbia avuto la possibilità di visitarlo. Oggi si mostra
al pubblico dopo più di dieci anni di chiusura, che hanno privato i napoletani
di un monumento storico e artistico così importante.
L'apertura e la salvaguardia del museo è fondamentale non soltanto per le opere che in esso sono custodite ma perché esso stesso è stato ed è, uno stupendo progetto iniziato proprio da Gaetano Filangieri.
L'apertura e la salvaguardia del museo è fondamentale non soltanto per le opere che in esso sono custodite ma perché esso stesso è stato ed è, uno stupendo progetto iniziato proprio da Gaetano Filangieri.
Uno degli obiettivi che Gaetano
Filangieri voleva raggiungere con realizzazione del museo era quello di
realizzare anche uno strumento che migliorasse l'economia della città, partendo dal passato, proprio dai
documenti del passato. Per il Filangieri non esisteva differenza tra documento
e monumento, il monumento è documento e viceversa, e affronta questo discorso partendo
proprio dalla società di Storia Patria, dallo stesso museo Filangieri e dalla
scuola Officina, ma le sue idee forse, erano troppo avanti per la sua epoca.
Quando conosce il Palizzi e il
Morelli, Gaetano Filangieri, viene coinvolto nella realizzazione di un museo artistico
industriale a Napoli, l'artista in quegli anni, non era più colui che produce
il capolavoro ma colui che riesce ad introdurre l'arte nel vivere quotidiano,
si parla di designer industriale, che produce un rinnovamento della forma e
delle arti.
Ma la sua idea andava ancora oltre
questi principi, il suo obbiettivo era non soltanto la formazione artistica, ma
secondo la sua opinione era necessario
formare delle figure che avessero una competenza tecnica ed era necessario
realizzare dei luoghi dove si potesse fare pratica. Nasce così il museo
artistico industriale scuole officine, M.S.O., denominazione di Museo Scuola Officina.
Napoli avrebbe potuto in questo modo
trasformare la sua economia, la formazione doveva essere rivolta principalmente
ai figli degli artigiani, che ritornando poi dopo la formazione nella bottega
del padre sarebbero riusciti a trasformare il vecchio processo produttivo.

Entrando nel museo si resta
sicuramente estasiati dalla struttura e dalla sua bellezza, dalla bellezza
delle volte, degli intarsi in legno, dalla presenza di elementi oggetti che
celebrano la famiglia di Gaetano Filangieri. Attraversando però la magnifica
scala che conduce al secondo piano, si entra nella sala Agata, un ambiente
grande ma accogliente coperto da un lucernario enorme, che suscita una
sensazione di accoglienza, nonostante la sua eccentrica bellezza.
Questo spazio sala di esposizione del museo riesce ad essere un ambiente dove l'uomo non perde i suoi riferimenti, ma anzi subito fa proprio quello spazio, inoltre è subito leggibile la modernità della struttura, sia per la presenza del grande lucernaio, sia perché è dotato di un sistema di riscaldamento che diffonde il calore dal basso verso l'alto, come è possibile osservare dalla presenza di un grata a terra che permetteva al calore di climatizzare l'ambiente.

Il Museo infatti è dotato di un
termo-camino che grazie ad una caldaia posizionata negli ambienti interrati,
riscaldava e risolveva un importante problema della struttura, la forte
escursione termica, che di estate si eliminava con la apertura dei lucernari,
ma d'inverno era questo sistema di climatizzazione, nel 1800 all'avanguardia,
che riusciva a preservare tutte le opere che erano contenute nel museo.
Anche il grande lucernario è
espressione dell'uso della modernità in quello spazio, la struttura infatti è
realizzata in ferro e vetro, molto all'avanguardia in quel periodo storico. Il
lucernario non pesava, infatti molto sulla struttura dell'edificio permettendo
contemporaneamente di avere una luce zenitale per una massima leggibilità delle
opere.
Ed è anche in questo spazio, che si
possono ammirare le maioliche che lo stesso Filangieri elogia per la
manifattura e per la tecnica utilizzata per realizzarli, perché caratterizzate
da una perfetta cottura che gli hanno permesso di resistere per 120 anni, oltre
che essere dotate di uno straordinario ornato. Il pavimento nell'ambiente
espositivo rappresenta il manifesto dell'idea del Filangieri, ed è istallato in
quello spazio proprio per ricordare il suo progetto, su alcune maioliche si
nota infatti la sigla M.S.O.

L'ornato della maiolica si ispira al
modello quattrocentesco, di una cappella di S. Giovanni a Carbonara, di cui nel
museo artistico industriale se ne conservava un frammento del pavimento.
Interessante in questo ambiente è anche il camminamento superiore, il passaggio
pensile che non ha solo la funzione di creare un ulteriore percorso espositivo,
ma è realizzato per creare un limite allo sguardo dell'osservatore, realizzando
perciò più livelli espositivi, che si possono percepire subito entrando nella
sala espositiva.
Del vecchio palazzo Como, in cui il
museo è situato, non rimane più niente, tutto è rifatto e pensato con una
funzione museale, gran parte delle opere, che la struttura raccoglieva, però,
si sono perse durante la seconda guerra mondiale. Il museo oggi ovviamente
necessita di un nuovo obbiettivo per la conservazione
della struttura e delle opere in esso contenute, un obbiettivo che rispecchi e
faccia fronte a quelle che possono essere le esigenze moderne di esposizione e
di conservazione di un così importante documento storico e delle opere che in
esso sono contenute.
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