martedì 3 giugno 2014

Mnèsicle intervista Amor Vacui / Pretesti di Architettura



   Ho iniziato a seguire Amor Vacui un paio di anni fa: la modernità del loro progetto, il loro lavoro di promozione dell'architettura così nuovo mi è talmente piaciuto che non mi sono neanche chiesta di dove fossero questi ragazzi.

Scoprire le loro origini campane ed il fatto che abbiano studiato qui a Napoli è stata una piacevole sorpresa per me che sono una campanilista neanche tanto velata. E confesso che i primi invitati come relatori al ciclo di incontri FramMenti Differenti sono stati loro: ero davvero troppo curiosa di conoscerli e congratularmi per le loro idee! 
Eccovi dunque una breve intervista fatta via web tra Salerno, Genova e Roma: vi invito a seguirli attraverso il sito e la pagina Facebook.

Maria Leone





Perché Amor Vacui / Pretesti di Architettura?



ANTONIO: Credo che Amor Vacui sia un nome sentimentale, un'aspirazione condivisa ma forse un po' vaga che poi si precisa nel cuore e nella mente in modo un po' diverso per ciascuno di noi: per me è il desiderio di riuscire a concentrarsi su poche cose importanti, sia nel momento in cui si producono, sia nel momento in cui si  fruiscono (si leggono, si guardano, si  ascoltano). Una pausa  – un vuoto – nel fluire un po' insensato a cui ci costringono le attuali modalità di lavoro intellettuale. Pretesto mi pare una parola molto interessante, è ciò che viene prima del testo (la ricerca, l'approfondimento, la preparazione spesso maniacale) ma è anche sfruttare ogni occasione possibile  - come pretesto appunto – per fermarsi, riflettere, pensare, criticare, porre domande.

ROSA: Se il nome Amor Vacui è stato subito condiviso da tutti, più difficile è stata l’ideazione di un segno grafico che potesse rappresentare le nostre intenzioni. Cercavamo una immagine chiara ma anche evocativa in grado di raccontare l’immaterialità del pensiero critico e, nello stesso tempo, la realtà fisica dell’architettura. In una lunga notte di studio, per puro caso, le opere del pittore americano Franz Kline hanno ispirato il logo di Amor Vacui: una forma pura che, seppur sospesa, è in relazione costante con una pesante linea di terra.


OTTAVIA: In breve,
Amor Vacui- amore per il vuoto- rappresenta l’amore per l’ideale tensione fra mondo reale e mondo delle idee. È un punto di partenza dal quale analizzare evoluzioni e visioni possibili.


    Prima di essere Amor Vacui chi o cosa eravate? Quando e da cosa è nata l’idea di formare un gruppo di lavoro?

OTTAVIA: Innanzitutto eravamo studenti di architettura. Amor Vacui nasce di fatto da un incontro e dalla volontà di formalizzare un'esigenza comune intravista nei confronti che nascevano spontaneamente tra di noi.

ANTONIO: L'idea direi che è nata – e si è consolidata - insieme alla nostra amicizia. Amor Vacui, ante litteram, erano già le discussioni che si accendevano tra noi al  Seminario di Camerino al quale ci siamo incontrati per la prima volta, di fronte ad una birra o ad un caffè. Aggiungo che personalmente sono molto propenso al lavoro collettivo, lo trovo particolarmente adatto all'architettura (e storicamente connaturato ad essa) oltre che al mio carattere, alle mie capacità e ai miei limiti. Oltre ad Amor Vacui faccio parte di altri due collettivi legati all'architettura.


Trailer per NIB ARCTEC 2013 presso l’ex Tabacchificio di Pontecagnano

Come si fa oggi a distinguere una buona architettura da una “meno buona”?  Cos’è secondo voi la “qualità” in architettura? 
ANTONIO: Ho dei dubbi che si possa davvero distinguere una buona architettura da una meno buona, soprattutto oggi (oggi=post-modernità globalizzata), perlomeno non in modo assoluto; occorre di volta in volta scegliere dei parametri, dei punti di vista, degli orizzonti di senso e saperli poi mettere in discussione e abbandonare. Sono invece fermamente convinto che si possa distinguere tra l'architettura e la non-architettura: la discriminante è la volontà di collocare un significato nella pura attività costruttiva, rimandare ad un altrove, spiegare, interrogare, provocare, far sognare.
CLAUDIA: Un’ottima idea progettuale è il primo passo per la realizzazione  di un’architettura di qualità. Non è semplice capire le dinamiche attraverso le quali un’architettura viene vissuta e non c’è dubbio che osservarla con gli occhi di chi la vive o la vivrà conduce ad una lettura autentica delle potenzialità di un luogo. Credo, quindi, che  non si possa prescindere da tali intuizioni e, probabilmente, le architetture di minor qualità sono quelle che hanno trascurato o perso di vista la percezione umana e quotidiana dello spazio.

OTTAVIA: La buona architettura dovrebbe essere contemporaneamente conforme ai principi della morale, essere capace di dar piacere ed essere propizia. Banalmente ciò che è buono dovrebbe far del bene, apparire desiderabile. Il buono si manifesta come fine ultimo di un iter che non riguarda esclusivamente l'architetto e l'architettura in sé, proprio perché l'architettura non è fatta per sé, ma per un contesto, per altri.


  Quali caratteristiche deve avere un progetto di comunicazione per l’architettura?

ANTONIO: Avere qualcosa da dire: scegliere  in modo intelligente nodi concettuali, persone interessanti, storie particolarmente significative. Dirlo in modo chiaro, essere semplici ma non banali, complessi ma non complicati,  prendere posizione in modo netto quando serve.

OTTAVIA: Deve essere semplice nel linguaggio perché deve avere la capacità di coinvolgere ed incuriosire anche e soprattutto chi non conosce l'architettura. Deve rendere chiari quei concetti e quegli aspetti che spesso fanno in modo che di architettura se ne parli solo fra architetti. Inoltre deve rispondere alle modalità comunicative attuali ed essere fruibile attraverso mezzi semplici ed accessibili a molti.

CLAUDIA: Chiarezza,  coerenza e originalità. Quando ti accorgi che le persone riescono a sentirsi partecipi e a condividere una suggestione o un pensiero, allora puoi avere un primo riscontro dell’efficacia del tuo progetto.


Trailer per NIB ARCTEC 2013 presso la Stazione Marittima di Zaha Hadid a Salerno


    Quali sono i percorsi intellettuali e creativi che seguite per sviluppare il progetto?

MARZIO: Nonostante facciano parte di un unico filone d’indagine, ogni progetto mira a essere compiuto in sé, mostrando una propria dignità. Non è possibile quindi descrivere un “metodo” univoco. Quello che posso dire è che tutto parte dalla volontà di raccontare qualcosa, spesso semplice e apparentemente scontata, che stimoli una riflessione nei nostri interlocutori. È per questo che spesso cerchiamo di stimolare un’interazione attraverso l’utilizzo di strumenti propri del gioco. Tutto questo può apparire poco sofisticato ma lancia un messaggio estremamente concreto e, soprattutto, comprensibile. In assenza di questo sforzo di semplificazione, finiremmo inevitabilmente col cadere nella trappola dell’autoreferenzialità intellettuale.

CLAUDIA: Ad un approccio progettuale più tradizionale affianchiamo quindi l’uso di strumenti derivanti dalla tradizione della “pianificazione partecipata”: sondaggi, inchieste e interviste, raccolti sul campo e raccontati in prima persona dai cittadini, immancabile fonte di ispirazione. L’idea di progetto viene poi continuamente messa in discussione, studiata, scomposta, decontestualizzata e poi ancora ricostruita sulla base di nuove riflessioni. È un processo ciclico che, a volte, sembra non abbia mai fine…

OTTAVIA: Ogni progetto è un'occasione per documentarsi, per scoprire valori. Studiamo tanto, discutiamo tanto, spesso litighiamo. Banalmente cerchiamo un'idea e la perseguiamo con coerenza.


    Quali sono i prossimi progetti di Amor Vacui / Pretesti di Architettura?MARZIO: Attualmente siamo impegnatissimi! Abbiamo appena preso parte a “Personali Urbani”, una rassegna fotografica organizzata a Salerno dallo studio Project 2.0, dove abbiamo presentato in anteprima la video installazione NEWPOLIS, un progetto video che riflette in modo ironico e inedito sulle città di New York e Napoli. 
ROSA: I prossimi progetti ci vedranno impegnati su entrambi i fronti su cui Amor Vacui ha deciso di lavorare: il progetto culturale e il progetto di architettura. Devo aggiungere che è gratificante vedere che, a meno di due anni dalla apertura sul web di www.amorvacui.org e a meno di uno dalla nascita dello studio, siamo invitati sempre più spesso a presentare in pubblico il progetto Amor Vacui. Questi inviti ci lusingano e divertono molto, ma soprattutto questi eventi ci aiutano a definire di volta in volta il senso di quello che stiamo realizzando, in che modo vogliamo condividerlo e perché può essere utile agli altri. Uno dei prossimi appuntamenti è la partecipazione al XXIV Seminario Internazionale e Premio di Architettura e Cultura Urbana di Camerino (31 luglio- 4 agosto 2014). Siamo stati invitati sia come relatori che come tutor dei laboratori. Sarà emozionante tornare a Camerino e stare “dall’altra parte”. Non vediamo l’ora di confrontarci con i partecipanti al premio e di aiutarli a riflettere su potenzialità e debolezze dei loro progetti. 
MARZIO: Oltre a questo stiamo già lavorando alle nostre prossime iniziative culturali, stavolta di respiro nazionale, che ci vedranno impegnati in nuove stimolanti collaborazioni. Il nostro obiettivo, in fondo, è sempre stato questo: generare una rete di eccellenze attraverso la condivisione di esperienze di crescita.




Marzio Di Pace – Antonio Lavarello – Claudia Palumbo – Rosa Sessa – Ottavia Starace

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