giovedì 6 febbraio 2014

Mnèsicle intervista VULCANICA architettura


In vista dello scorso interessante incontro tenuto dalla nostra associazione con lo studio VULCANICA architettura, riportiamo a seguire una breve intervista ad Aldo Di Chio, Marina ed Eduardo Borrelli.



Perché VULCANICA architettura?

Noi tutti siamo nati sotto un vulcano, ci sentivamo, e ci sentiamo ancora, vivi ma compressi e in un certo senso pronti ad esplodere; questa è anche la ragione per la quale amiamo il provvisorio e il mutevole mentre proviamo insofferenza per l'architettura perfetta e patinata.

Prima di essere i Vulcanica chi o cosa eravate? Quando e da cosa è nata l’idea di formare un gruppo di architettura?

Liceo in provincia e in città, passione per la musica e la danza, studenti di architettura a Palazzo Gravina, partecipazione a seminari d'architettura da studenti, laurea a china, primi computer, borse di studio del CNR a Napoli e Firenze, borsa di studio a New York, casa editrice Libria, redazione di Ventre, pubblicazioni e convegni, viaggi di studio, seminari d'architettura da tutor, coppia, famiglia e poi, senza soluzione di continuità, Vulcanica: la ricerca continua, concorsi, progetti ...

Come si fa oggi a distinguere una buona architettura da una “meno buona”? Cos’è secondo voi la “qualità” in architettura?

Ci piace pensare che l'architettura sia solo quella bella, il resto è edilizia, insignificante, di cui sono piene le nostre città e a cui la gente spesso è assuefatta tanto da essere indifferente alla bruttura e diffidente verso la poca architettura che c'è; è da tempo che studiamo una nuova qualità degli spazi che stimoli le emozioni, aumenti il benessere e la produttività di chi ci vive e ci lavora, un’architettura empatica, una città migliore per una vita migliore.

Quanto ritenete oggi sia possibile intervenire sulla nostra città? Quale potrebbe essere secondo voi l’ approccio più efficiente alla progettazione della città di Napoli?

Riciclo e agopuntura urbana, riciclo nel senso letterale del termine: recupero e riutilizzo degli edifici dismessi, risparmio del territorio; agopuntura per similitudine: si opera in punti sensibili della città per riattivare l’intero organismo urbano e guarirne gli squilibri.

Quali sono i percorsi intellettuali e creativi che lo studio segue per sviluppare un progetto? Seguite una sequenza (scaletta, check list o altro) già collaudata/preferenziale nella produzione progettuale? Se si, quale?

Il nostro obiettivo è di continuare a pensare, anche nelle condizioni caotiche in cui lavoriamo, ci sbattiamo contro, è una sfida continua con le varie forze contrastanti della realtà; i progetti sono sempre frutto di ‘una’ intuizione di trasformazione che nasce spesso da circostanze fortuite e impossibili da pianificare, le idee si concretizzano dopo una infinita serie di ‘abbandoni’ e ‘tradimenti’ che quasi sempre confermano amore e fedeltà a quella prima idea, così, di progetto in progetto, le idee migrano e i concetti si sviluppano, con grande fatica.

Dareste 3 consigli per le giovani leve che oggi vogliono intraprendere la libera professione?

Gli stessi che diamo a noi e che spesso non riusciamo ancora a seguire: puntare in alto, solo così, forse, vedremo realizzate le cose che possiamo saper fare; essere colti e informati, sempre di più, conoscere l'arte, il cinema, la musica .. per capire il mondo che vogliamo modificare; avere un pessimo carattere, per combattere.

Romina Muccio

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