L’incontro dello scorso mercoledì 18 dicembre che ha visto protagonisti i VULCANICA architettura ha riscosso oltre che un ascolto coinvolto e interessato, una forte partecipazione alla maniera diretta e semplice di dire cose “grandi”.
Brin 69, uno dei temi sul quale è stata
incentrata la discussione che ha dato titolo all’incontro “Brin 69: Grattacielo
Orizzontale”, opera dei VULCANICA per la periferia Est di Napoli, non è
solo ciò che di straordinario si è letto
e si legge sui giornali, sul web o che si può vedere attraversando l’edificio,
ma è molto di più, è, prima di tutto, ciò che Aldo Di Chio, insieme a Marina ed
Eduardo Borrelli, hanno saputo trasmettere ai partecipanti all’incontro
organizzato dall’associazione culturale
Mnèsicle_cultura d’Architettura.
Questo per dire che, l’intento di questo breve testo, non è descrivere
un intervento grandioso che non potrebbe rientrare per importanza e maestosità
in poche righe descrittive, vuole essere piuttosto, saper riportare come gli
autori hanno saputo trasmettere un intervento di così straordinaria importanza
in maniera semplice, non scontata ne tanto meno banale.
Semplicità, bravura, follia, e fame di architettura hanno
indotto i VULCANICA in un’opera così grandiosa! Gli autori han saputo
realizzare con ingredienti semplici una delle eccellenze architettoniche napoletane,
doppiamente eccellente dato il contesto complesso su cui sorge.
Lo scopo è stato, in primis, quello di realizzare un edificio
più dichiaratamente vero possibile, trasparente, che consentisse a chi vi è
dentro di riconoscere la propria città, Napoli.
Il cantiere Brin 69 dice Aldo Di Chio, è in controtendenza
rispetto al consueto modo di costruire, infatti Brin ha richiesto di lavorare
da fuori andando verso dentro, cosa molto più complessa del tradizionale modo
di costruire, che, al contrario, prosegue da dentro verso fuori, questo perché
ha riguardato intervenire sull’esistente, o meglio, nell’esistente.
Brin 69 è il manifesto dell’ ”architettura VULCANICA”!
Un’architettura, o meglio, l’architettura capace di contenere
in forme semplici risultati, coinvolgenti, esplosivi, vulcanici!
Aldo Di Chio afferma: “i
nostri progetti sono sempre molto banali, mettono l’acqua e la natura nell’edificio,
l’idea deve essere più chiara possibile e il rapporto tra antico e nuovo
dichiaratamente progettato” .
E’ questa una delle espressioni che, più di tutte, racchiude
il manifesto di architettura dello studio napoletano, avere l’abilità di trarre
da cose semplici un prodotto architettonico che sia manifestata volontà dei
progettisti di essere profondamente sensibili e in grado di creare spazi il più
possibile vicini e consoni alle esigenze dell’uomo, che consenta agli operatori
call center di fare pausa fumando una sigaretta sotto alberi di Canfora che
mitigano i cattivi odori e l’inquinamento,
o che permetta a chi lavora, di fare jogging attorno alla vasca d’acqua
lunga 250 metri.
Coniugare lavoro e svago in un unico luogo, senza sentirsi
mai isolati dal contesto, grazie alle trasparenze che, in ogni punto e in ogni
momento, consentono di riconoscersi a Napoli.
Realizzare Brin 69 così come è stato fatto, ha voluto dire “puntare molto in alto” . E’ a questo
proposito che Aldo Di Chio afferma all’incontro rivolgendosi ai molti giovani
presenti: “ Puntate sempre in alto, non
si decolla e non si riesce a fare quelle tre o quattro cose che poi si arriva a
fare se non si punta in alto”.
Quello che ancora si percepisce è l’orgoglio per la
napoletaneità degli architetti che manifestano il loro incondizionato amore per
la città a partire dalle maestranze, a questo proposito il riconoscimento delle
eccellenze di cui Napoli pullula che vanno dal paesaggio, protagonista diretto e indiretto di Brin 69, alle maestranze, per
divagare ancora nella semplicità, quale la scelta di un colore come il rosso,
unico scelto per Brin pur senza un significato specifico…. “potrei dirvi che è il colore della lava, dei segnali che indicano
pericolo, non c’è un significato particolare in questa scelta” afferma Aldo
Di Chio.
Brin riassume le competenze di molti professionisti, dice
Marina Borrelli, è “il
frutto di un lavoro corale” che ha dato voce a varie professionalità. L’unione
delle competenze va dalla particolare bravura dell’ingegnere Enrico Lanzillo
che ha saputo confrontarsi con la grossa mole di vetro essendone garante del
benessere termo igrometrico degli ambienti interni, alla manifestata creatività
di Iabo, artista e autore della parcking art.
A ciò si coniuga l’attenzione degli architetti al progetto
che investe più campi e interessa l’edificio a 360 gradi, VULCANICA infatti,
non da importanza ad un particolare piuttosto che ad un altro, dalla forte
attenzione all’aspetto estetico, passa, con la stessa cura e passione, al tema
strutturale, come sottolinea Eduardo Borrelli, evidenziando l’efficienza di
Brin 69 anche in tal senso, che va da un’ attenta concezione degli elementi
“sfalsati”, al corretto accostamento tra antico e nuovo, nonché alla
realizzazione di nuovi elementi ad hoc con il contesto progettato.
Questo per dire che, vero è che “se un edificio è bello vende meglio per cui ce l’abbiamo fatta”,
come dichiara Aldo di Chio, ma è anche vero che, l’abilità dei progettisti sta
nel saper coniugare “struttura e aspetto”, il tutto, nel caso di Brin 69,
ottenuto in un riuscitissimo ed evidente risultato armonico.
Dietro un risultato tanto grandioso ed evidentemente
riuscito, non potevano non esserci grandi “menti”, che siamo felici ed
orgogliose di aver ascoltato personalmente, offrendo a voi tutti partecipanti
la possibilità di consapevolizzare che, non bisogna andare tanto lontano per
essere testimoni privilegiati di tali eccellenze e sono proprio esse a rendere
la nostra già splendida Napoli una città ancora migliore.
Romina Muccio
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