mercoledì 21 settembre 2016

L’ARTE CONTEMPORANEA E LA SUA SCHIZOFRENIA | recensione di Isabella Lisi



Maurizio Cecchetti, autore di saggi e libri quali ‘Edgar Degas. La vita e l’opera’ e ‘Pelle di Vetro. Il libro dell’antiarchitettura’, nella sua ultima opera ‘Mi ha dato nell’occhio. L’arte contemporanea e la sua schizofrenia’ raccoglie una serie di riflessioni sull’arte.
Il sottotitolo trae in inganno perché lo scrittore non indaga solo all’interno delle pieghe dell’arte contemporanea e non si sofferma solo sull’analisi dell’opera d’arte in quanto oggetto culturale. 

Attraverso voli pindarici su direttrici apparentemente sghembe, unisce artisti, arti, tempi e culture proprie ed ‘altre’. Alla fine, come in un gran cerchio, tutto si ricompone e trova un senso  all’interno della sua interpretazione dei vari fenomeni artistici.
Cecchetti è un sapiente alchimista che dosa - in pagine dense di intuizioni -  riferimenti al sociale, alla psicologia, alla filosofia, alla storia, al sacro, alla natura, a tutto quanto è vita poiché l’arte non può prescindere da essa  e non rifiuta niente di quello che le mette a disposizione.
Inizialmente distrae il lettore citando la ricerca di indizi, ‘particolari strani ’ e ‘dispositivi nascosti’ all’interno dell’opera  ma poi, depone anch’egli lo sguardo e svela che avere coscienza di cosa è arte vuol dire affidarsi ad essa, completandola e sperimentandola attraverso i propri sensi. 
L’opera d’arte diventa, così, come una maschera tribale. Non si indossa - ossia non rimane altro da sé - ma si penetra al suo interno e ci si fa possedere dal suo spirito.
Attraverso queste immagini, che arditamente si possono definire visioni, l’autore esorta il lettore ad ascoltare il ritmo silenzioso dell’universo e a riposizionarsi in armonia con il  creato. Induce, attraverso l’analisi dell’arte contemporanea a riflettere sulla qualità e identità del nostro tempo definibile schizofrenico ossia alterato nella sua naturalità.
Non offre gratuite e semplicistiche soluzioni ma, come d’avanti un’opera d’arte lo spettatore deve completare dentro di sé ciò che vede, così il lettore deve dare forma a quanto letto per trovarne un proprio senso.
‘Mi ha dato nell’occhio. L’arte contemporanea e la sua schizofrenia’ è un libro in cui le riflessioni sull’arte sembrano un pretesto per analizzare le dinamiche sociali.
Cecchetti non tradisce, però, il suo obiettivo principale ma lo porta fuori fuoco; in fondo, lui stesso scrive che ‘riconoscere l’arte è impresa più semplice che dire cosa sia’.

Isabella Lisi

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