Maurizio
Cecchetti, autore di saggi e libri quali ‘Edgar Degas. La vita e l’opera’ e ‘Pelle
di Vetro. Il libro dell’antiarchitettura’, nella sua ultima opera ‘Mi ha dato
nell’occhio. L’arte contemporanea e la sua schizofrenia’ raccoglie una serie di
riflessioni sull’arte.
Il
sottotitolo trae in inganno perché lo scrittore non indaga solo all’interno
delle pieghe dell’arte contemporanea e non si sofferma solo sull’analisi
dell’opera d’arte in quanto oggetto culturale.
Attraverso voli pindarici su direttrici apparentemente sghembe, unisce artisti, arti, tempi e culture proprie ed ‘altre’. Alla fine, come in un gran cerchio, tutto si ricompone e trova un senso all’interno della sua interpretazione dei vari fenomeni artistici.
Attraverso voli pindarici su direttrici apparentemente sghembe, unisce artisti, arti, tempi e culture proprie ed ‘altre’. Alla fine, come in un gran cerchio, tutto si ricompone e trova un senso all’interno della sua interpretazione dei vari fenomeni artistici.
Cecchetti è
un sapiente alchimista che dosa - in pagine dense di intuizioni - riferimenti al sociale, alla psicologia, alla
filosofia, alla storia, al sacro, alla natura, a tutto quanto è vita poiché
l’arte non può prescindere da essa e non
rifiuta niente di quello che le mette a disposizione.
Inizialmente
distrae il lettore citando la ricerca di indizi, ‘particolari strani ’ e ‘dispositivi
nascosti’ all’interno dell’opera ma poi,
depone anch’egli lo sguardo e svela che avere coscienza di cosa è arte vuol
dire affidarsi ad essa, completandola e sperimentandola attraverso i propri
sensi.
L’opera
d’arte diventa, così, come una maschera tribale. Non si indossa - ossia non
rimane altro da sé - ma si penetra al suo interno e ci si fa possedere dal suo spirito.
Attraverso
queste immagini, che arditamente si possono definire visioni, l’autore esorta
il lettore ad ascoltare il ritmo silenzioso dell’universo e a riposizionarsi in
armonia con il creato. Induce,
attraverso l’analisi dell’arte contemporanea a riflettere sulla qualità e
identità del nostro tempo definibile schizofrenico ossia alterato nella sua
naturalità.
Non offre
gratuite e semplicistiche soluzioni ma, come d’avanti un’opera d’arte lo
spettatore deve completare dentro di sé ciò che vede, così il lettore deve dare
forma a quanto letto per trovarne un proprio senso.
‘Mi ha dato
nell’occhio. L’arte contemporanea e la sua schizofrenia’ è un libro in cui le
riflessioni sull’arte sembrano un pretesto per analizzare le dinamiche sociali.
Cecchetti
non tradisce, però, il suo obiettivo principale ma lo porta fuori fuoco; in
fondo, lui stesso scrive che ‘riconoscere l’arte è impresa più semplice che
dire cosa sia’.
Isabella Lisi
Isabella Lisi
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